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nov 01

L’associazionismo in apicoltura è una cosa seria

 “Chi in qualunque campo imita l’individualità di un altro che, poniamo, gli è piaciuta  è ridicolo proprio come uno che indossa vestiti altrui. E ciò che più conta: emette egli stesso una sentenza di condanna sul proprio valore, volendo essere altro da quello che è”

Arthur Schopenhauer, scritti postumi, 1804/60 (postumo 1966/75)

Castel Volturno 2015Cari tutti,

ho inteso voler riportare in apertura di questa comunicazione  la frase di Schopenhauer , in quanto ritengo che meglio di mille altre parole è in grado di sintetizzare  lo spirito che ha animato una recente novità associativa che, in qualche modo, ha coinvolto il nostro settore e di cui sono venuto occasionalmente a conoscenza.

A dire il vero sono stato molto combattuto sulla opportunità di affrontare la questione con lo spirito di memoria dantesca  (non ragioniam di loro ma guarda e passa) oppure prendere spunto dagli insegnamenti microbiologici di memoria universitaria sulla capacità che hanno microscopici  organismi  di infettare anche i mammiferi più evoluti e che quindi necessitano di una diagnosi  tempestiva per poter essere efficacemente debellati.

E’ giusto dare importanza e spazio a chi cerca solo “gloria effimera” e “appagamento personale”, occupando (perdendo?) del tempo ad argomentare di loro, magari rubando spazio a questioni ben più importanti e serie?

Certamente no. Però.

E’ giusto lasciare “senza replica” un “comune sentire” di personaggi “auto referenziati”  (nel senso che rappresentano se stessi ma parlano a nome di una rappresentanza settoriale “virtuale”) che in nome di millantate volontà costruttive possono determinare infezioni virali nel nostro tessuto associativo?

Certamente no. Dunque alcune brevissime riflessioni.

L’associazionismo in apicoltura è una cosa seria. La capacità di aggregare un comparto storicamente considerato “refrattario” alla condivisione delle esperienze,  non è alla portata di chi non “vive” quotidianamente le difficoltà del settore, di chi non deve, quotidianamente, rimboccarsi le maniche per affrontare i continui ostacoli che si incontrano svolgendo questa straordinaria attività. Rappresentare un settore implica, innanzitutto, una approfondita conoscenza di ogni “anfratto” del mondo da rappresentare. Chi non è in grado di rappresentare, sviluppare e gestire regolarmente la propria azienda apistica, può mai rappresentare quella degli altri?

L’associazionismo in apicoltura è una cosa difficile. Necessità di una classe di dirigenti che abbiano curricula veri, non inventati, che abbia la capacità e le competenze per confrontarsi con ambiti a volte ostili, spesso incompetenti  da imboccare, passo, passo. Una classe dirigente capace di progettare un sistema complesso di attività in grado di produrre sostanziali ricadute sui soci e sulle loro attività. Non può essere considerato sufficiente l’organizzazione di occasionali  feste rionali, magari con titoli roboanti, che restano fini a se stessi, per “nuntio vobis magno cum gaudio” la promozione del settore.

La rappresentanza di un comparto è frutto di autorevolezza  che deve essere conquistata sul campo. Se si professa l’emersione e lo sviluppo dell’apicoltura, bisogna dare l’esempio. Non possono coesistere programmi di promozione con classi dirigenti che, ad esempio, svolgono l’attività senza rispettare le più  elementari regole fiscali e sanitarie.  Non c’è nulla di più delicato quanto il candidarsi a rappresentare gli interessi, le aspettative e le speranze di propri colleghi. E’ una responsabilità che merita il rispetto della verità, della trasparenza e della coerenza, ma soprattutto il rispetto del prossimo e delle parole date. Fare e disfare è abitudine estranea a chi deve costruire, giorno per giorno, l’aggregazione e la condivisione.

Dunque la mia risposta, la nostra risposta a questo “comune sentire” non può che essere una: continuare a lavorare seriamente, con competenza, in nome  e per conto dei soci, cogliendo le esigenze, proponendo le risposte, attuando le azioni necessarie per una crescita complessiva del comparto. Non a  chiacchiere, ma con i fatti.

Il nostro lavoro ha portato non pochi frutti, sino ad ora. E’ motivo di orgoglio per tutti noi ricordare che sono venuti a Caserta, quasi sempre a Vairano,a portare le loro esperienze i più importanti esperti apistici nazionali (Marco Valentini, Cecilia Costa, Riccardo Babini, Tiziano Gardi, Pier Antonio Belletti, Bruno Pasini, Lucia Piana, Maria Teresa Falda, Olga Cierlinska), che possiamo vantare, unici in Italia probabilmente, una stabile e coordinata collaborazione con due Atenei ed in particolare con i titolari di due prestigiose cattedre universitarie di Apicoltura (prof.Antonio De Cristofaro dell’Università degli Studi del Molise e prof.Emilio Caprio dell’Università degli Studi di Napoli), che siamo accreditati – risultato straordinario considerando la nostra giovane età come Associazione – presso i Tavoli di concertazione regionali e finanche ministeriali oltre che presso gli Organi dirigenti della più autorevole ed antica associazione di rappresentanza dell’apicoltura italiana, la Federazione Apicoltori Italiana (come è stato attestato dalla presenza, in più di una occasione del Presidente Nazionale, Raffaele Cirone). Non posso, poi, non sottolineare, anche con un po’ di enfasi e con tanto orgoglio, che la nostra piccola e giovane Associazione è riuscita a portare, intorno ad un tavolo comune, cosa mai successa prima, le due più rappresentative associazioni campane di apicoltori. Oggi, anche grazie ad AIACeNa, le istituzioni regionali si confrontano con un comparto apistico unito, che parla una lingua sola e, per questo, è meglio e più ascoltato.

Un’attività istituzionale che non è rimasta fine a se stessa. In soli due anni di attività, ad esempio,  ha prodotto quasi duemila regine distribuite sul territorio con il contributo regionale, investimenti agevolati per circa 1.000 arnie, che stanno contribuendo ad una crescita complessiva del settore.

La risposta partecipativa di una base associativa in crescita ci ha consentito di attivare nuovi servizi, come lo sportello dell’anagrafe apistica o la pubblicazione del Notiziario Informatore Apistico di prossima pubblicazione, e di mettere in cantiere tante altre iniziative, tutte finalizzate al vero “bene comune”.

Dunque, concludo questa breve riflessione, che ho voluto condividere con tutti Voi, ritenendo che la migliore terapia ad ogni infezione batterica, conclamata o anche  solo “sospettata”,  non puo’ che essere  l’impegno per un’apicoltura casertana e napoletana sempre più forte, compatta e competente, ribadendo e richiamando il nostro oramai antico motto (piacevolmente ripreso da altri sempre più spesso, a volte, però, solo nelle intenzioni),

Insieme si può fare

PS Resta inteso che il Nostro è un Gruppo che crede veramente nell’associazionismo e nella forza dello stare insieme. Predica bene e razzola meglio la vera aggregazione, traendo anche ispirazione dalla dottrina sociale della Chiesa alla quale si richiamano le nostre organizzazioni di riferimento. Dunque, ogni figliol prodigo che si ravvede e torna sulla retta via è e sarà sempre ben accetto.

 

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