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mar 10

Gli apicoltori di VolAPE, da Caserta, Napoli e da tutto il Molise, conquistano l’attenzione dell’apicoltura nazionale

Foto convegnoL’AIACeNa e il CoNaProA ad Apimell per parlare di polline e di ape ligustica italiana. In concomitanza con l’inizio della stagione apistica 2016, dal 4 al 6 marzo scorso si è svolta a Piacenza la 33° edizione di Apimell. Massiccia la rappresentanza degli apicoltori campani e molisani, arrivati a Piacenza carichi d’entusiasmo per la primavera alle porte e ripartiti soddisfatti perché la loro presenza a livello nazionale non passa più inosservata. Si può affermare che quando arriva il Gruppo VolAPE si vede e si sente.

Stiamo parlando di APIMELL, la più importante mostra mercato del settore apistico che nel 2013 ha ottenuto la certificazione di Manifestazione Internazionale dall’Ente ISF CERT. Imperdibile appuntamento per tutti gli operatori europei del settore ed essenziale punto d’incontro per informarsi ed aggiornarsi sullo stato e sulle prospettive del settore. Anche quest’anno l’AIACeNa (Associazione Interprovinciale Apicoltori Casertani e Napoletani) e il CoNaProA (Consorzio nazionale Produttori Apistici) di Vairano Patenora (CE), presente anche con uno stand istituzionale, hanno lasciato il segno in terra piacentina anche e soprattutto perché è stato particolarmente incisivo il contributo che hanno portato al convegno organizzato dalla FAI (Federazione Apicoltori Italiani) dal titolo “Apicoltura: patrimonio nazionale- come difenderlo, in quale direzione svilupparlo”.

Uno dei primi interventi è stato quello di Mario Ambrosino, Presidente dell’AIACeNa, che intervistato dal Presidente nazionale della Federazione Apicoltori Italiani, Raffaele Cirone, ha raccontato la sua esperienza di apicoltore professionista; una case history tutta campana che si è confrontata con gli apicoltori di tutta Italia portando l’esperienza di una delle più rappresentative aziende produttrici di polline del meridione. “Il polline è per questo settore un valore aggiunto, – ha dichiarato Ambrosino – un alimento particolarmente nutriente che va ad aggiungersi a tutti gli altri prodotti dell’alveare ed è una fonte di guadagno immediata per l’apicoltore”. Testimonianza avvalorata da alcuni dati, proiettati durante il convegno, secondo i quali grazie alla ricca biodiversità del sud Italia il pan d’api (cioè il polline crudo fermentato dalle api nelle condizioni naturali dell’alveare) ha un valore proteico maggiore rispetto al resto della nostra penisola.

Successivamente è intervenuto Riccardo Terriaca, direttore del CoNaProA, che ha affrontato il delicato tema dell’ape ligustica italiana. “L’inquinamento genetico è un dato di fatto – ha precisato Terriaca – e riguarda tutto il territorio italiano, tanto che ognuno può rendersi conto, visitando gli alveari, di quanto sia diffuso il fenomeno delle “famiglie alecchino”, nelle quali è possibile ammirare tutte le 50 sfumature di grigio dell’ape mellifera. Fenomeno che testimonia quanto la situazione sia fuori controllo. E’ il momento di svoltare, trasferendo il confronto dai convegni in campo,  o meglio in apiario. Cambiando l’approccio del sistema che deve evadere dalla logica dei singoli orticelli ed orientarsi verso un approccio di rete atto a coordinare un lavoro comune anche in campo genetico. L’ape ligustica italiana, ancora oggi, rappresenta il vero unico ed esclusivo patrimonio apistico nazionale”. Deciso l’affondo di Terriaca che ha concluso: “Certamente non è da escludere un confronto con chi vuole lavorare con gli ibridi ma è importante chiarire a tutti che senza una buona ligustica selezionata in purezza non esiste ibrido”.

 

 

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